martedì 25 marzo 2014

"Persuasione", Jane Austen

Spoiler qua e là... anche se, veramente: come vi aspettate che finisca un romanzo del genere?



"Persuasione" è un romanzo "austeniano" insolito: meno ironico di "Orgoglio e Pregiudizio", più riflessivo di "Ragione e Sentimento", meno solare di "Emma" e meno critico di "Mansfield Park". Pubblicato postumo nel 1818 insieme a "Northanger Abbey" (così ora li abbiamo nominati tutti e sei), "Persuasione" racconta del ricongiungimento di Anne Elliot, secondogenita di un Lord, e di Frederick Wentworth, uomo di marina che col tempo è riuscito a far carriera e a raggiungere una posizione sociale ideale. La "persuasione" del titolo allude al rifiuto di Anne di sposare Wentworth, mossa dal dovere nei confronti della sua famiglia: tuttavia, la storia inizia sette anni dopo questi avvenimenti, quando i due (ex?) innamorati si ritrovano in circostanze diverse.

In "Persuasione" non sono molte le cose ad accadere, da un punto di vista esterno: non ci sono scandali di sorelle in fuga o rivelazioni sconvolgenti dell'ultimo minuto, ma tutto avviene all'interno della protagonista, Anne. Il lettore viene a conoscenza di ogni sua singola speranza e paura, e forse anche per questo ho finito con il sopportare poco questa Anne Elliot: sarà perché a volte si piange un po' troppo addosso, ma soprattutto perché... insomma, è la classica perfezione della donnetta del XVIII-XIX secolo, priva del carattere di una Elizabeth o di una Emma... molto posata, insomma, senza contare che il lettore non ha la possibilità di farsi un quadro preciso degli altri personaggi di contorno. Almeno, non così preciso come invece avviene in altri romanzi della Austen: mi sono fatta un'idea del vanitoso Sir Elliot e della lamentosa Mary, ma gli altri personaggi - come le sorelle Musgrove - sono rimaste indefinite sullo sfondo. E posso solo immaginare il relativo "stupore" del lettore dell'epoca: infatti "Persuasione" in origine fu pubblicato insieme a "Northanger Abbey", anch'esso postumo, e non può esistere romanzo austeniano più diverso. Sono anche curiosa di sapere come in pellicola abbiano cercato di tradurre in immagini le riflessioni continue della protagonista: magari proverò a vedere una delle ultime trasposizioni, questa qua del 2007...



... con Sally Hawkins (recentemente nominata agli Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista in "Blue Jasmine") nel ruolo di Anne e... OMG, il signor Giles/Uther Pendragon nel ruolo di Sir Elliot! Basta... è imperdibile xD

Comunque, lasciarsi assorbire dopo tanto tempo dallo stile di Jane Austen è sempre piacevole: è qualcosa che ti mette proprio in pace con il mondo e ti riordina il cervello... C'è qualcosa di pacato, nella sua scrittura, in grado di tranquillizzare anche la persona più in ansia. Senza contare che certi suoi personaggi non possono fare a meno di far sorridere, se trovi la pazienza di non strozzarli nella tua mente: nel caso di questo romanzo mi riferisco alla sorella minore di Anne, Mary, che per molti aspetti ricorda la signora Bennet di "Orgoglio e Pregiudizio".

E poi, uno dei punti forti di questo romanzo è sicuramente la lettera che Frederick scrive ad Anne verso la fine del romanzo, eh eh eh :D scusate, al solo pensiero inizio a sorridere come un'ebete xD

E concludo questo commento proprio con una delle frasi finali di Frederick Wentworth:


"Devo imparare a sopportare di essere più felice di quel che merito".


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